TRATTAMENTO DELLE DEFORMAZIONl DISCALI POSTERIORI DELLA COLONNA
VERTEBRALE
Il Dott. Cesare Verga,
"inventore" di questo metodo, lo ha chiamato DISCOSAN.
Il disco intervertebrale ha
un'importanza fondamentale nella biomeccanica della colonna vertebrale, soprattutto
a livello cervicale e lombare, dove tale struttura è sollecitata dalle forze di
pressione e torsione del capo e del tronco.
Lo stretto rapporto che contrae con
le strutture nervose adiacenti mettono il disco in primo piano nella
determinazione della qualità della vita della persona. Il trattamento
quindi della patologia discale dovrebbe avere caratteristiche di massima
efficacia e rispetto della struttura originale, associato, possibilmente, a
facilità di pratica terapeutica ed economicità. Il trattamento DISCOSAN
possiede queste caratteristiche. Esso affronta l'aspetto biomeccanico e
biologico del problema implicando anche dei concetti diagnostici che non sono
sempre applicabili ad altre metodiche.
PREMESSE
BIOLOGICHE E BIOMECCANICHE
Il disco intervertebrale svolge
la sua complessa funzione trasformando i vettori di forza assiali in vettori
radiali centrifughi.
Tale forza scaricandosi su una superficie definita e non elastica ma solo deformabile, l'anulus può anche essere considerato come una pressione che viene sopportata dal sistema anulare. La relativa fluidità del sistema nucleare è la causa di due fenomeni: l'equidistribuzione delle forze e l'eventuale spostamento di tale sistema se un cedimento strutturale del sistema anulare ne causa una deformazione; se tale spostamento avviene per mantenere l'equilibrio dei vettori di forza la successiva conseguente asimmetria causa un ulteriore aumento del gradiente pressorio proprio sul sistema anulare già sofferente, innescando così un circolo vizioso dal punto di vista biomeccanico; verosimilmente si possono avere anche alterazioni del flusso nutritizio - perfusionale vertebro - nucleare con conseguente sofferenza progressiva del sistema nucleare.
E' quindi ovvio che una normale funzionalità discale debba dipendere dall'integrità dei due sistemi che agiscono come un'unità funzionale.
Il sistema anulare è il primo ad andare incontro a modificazioni strutturali: esse avvengono (quando non vi sia una lesione acuta metatraumatica) per successivo cedimento dei legami tra le reti di fibre del sistema anulare; sembra che la resistenza e la qualità strutturale di questa "stoffa" abbia una notevole familiarità e che quindi vi sia una predisposizione genetica alla sua insufficienza patologica. Il sistema nucleare non fa altro che adattarsi, con conseguenze sempre più negative, a tali deformazioni della struttura contenente. Si arriva così alla Deformazione Discale Posteriore (DDP) che può causare anche un Conflitto Disco - Radicolare (CDR).
Come ben si sa il sistema nucleare non è vascolarizzato e gli scambi metabolici avvengono per permeabilità attraverso le limitanti somatiche: ciò rende precario il metabolismo del sistema nucleare. Il sistema anulare è innervato: ciò spiega il sintomo algico vertebrale (cervico - dorso - lombare nella DDP che non è arrivata ad instaurare un CDR).
L'unione dei due sistemi forma la struttura discale vera e propria. Tale struttura è biomeccanicamente un'unità funzionale.
Qualsiasi sua alterazione provoca un indebolimento di tutta la struttura discale e, per cause biomeccaniche, alterazioni delle strutture adiacenti che vengono sovraccaricate (faccette articolari dello spazio interessato e dischi contigui).
Le unità discali sono, viste nel loro insieme funzionale, messe in serie tra di loro: ne è ovvia conseguenza che una diminuzione della capacità funzionale di un disco si estrinseca in un aumento del carico funzionale sui dischi contigui potendo così generare altra patologia.
Ne consegue che qualsiasi terapia dovrebbe non ledere in nessun modo il disco ma favorirne la riparazione.
Si è accennato alla componente discale del Conflitto Disco-Radicolare; ma va anche tenuto conto della componente vascolo - nervosa.
LA COMPONENTE VASCOLO-NERVOSA
L'insulto su radici spinali, o
terminazioni nervose come il n. ricorrente di Lutshka, determinato dalla
compressione dell'ernia e dall'edema conseguente, è la causa del dolore e dei
problemi neurologici periferici. E' comunque noto che il primo danno alla fibra
nervosa deriva dall'insulto alla microcircolazione epi -, peri -, endoneurale.
L’Ossigeno - Ozono ha anche una
notevole azione positiva sul microcircolo: ottimizzando la
funzionalità del globulo rosso e dei tessuti che
vengono a contatto della miscela O2-O3, si determina una neoangiogenesi (nuova
formazione di vasi), che riportano il tessuto interessato a nuova e migliore
funzionalità (torna più giovane…).
Questo fatto è di un'importanza
enorme nei Conflitti Disco - Radicolari.
EPIDEMIOLOGIA
Una statistica pubblicata negli
U.S.A. prima dell' 89 riferisce che ogni anno lo 0,1% della popolazione viene
sottoposto ad intervento lombare (aperto o chiuso). Sempre negli U.S.A. il
costo globale pro capite per gli operati (non importa con quale metodo) è stato
calcolato in 66.000 USD. Ed è sempre una casistica degli USA condotta su più di
7.000 pazienti oltre i sessant'anni che ha rilevato un 17% di complicanze post
- chirurgiche in tali pazienti. Sembra equo valutare nell'1% della popolazione
totale ogni anno i pazienti che per un periodo di oltre due mesi hanno una
sintomatologia parzialmente o totalmente invalidante a causa di una DDP. Mentre
é comune il concetto che almeno 9 persone su 10 hanno avuto almeno un episodio
di rachialgia, nella loro vita, in modo più o meno invalidante.
DIAGNOSI
L'anamnesi e l'esame clinico del paziente con i
suoi dati oggettivi e soggettivi, se ben valutati, dovrebbero portare ad un
dubbio diagnostico che richiede una conferma strumentale. La sola radiografia
non serve né per includere né per escludere patologia discale: è inaffidabile
la deduzione "spazio intervertebrale ridotto = discopatia" o peggio
"... = DDP"; ed è ancor più infida l'esclusione di patologia discale
con Rxgrafie perfettamente normali.
Ovviamente deve essere il
perdurare della sintomatologia a richiedere l'approfondimento diagnostico.
La TC, Spiral TC, RMN sono
gli esami strumentali che ci permettono di fare diagnosi, sempre considerando
più importante il sintomo clinico.
Lo studio neurofisiologico,
talvolta utile e discriminante per l’intervento chirurgico, non ha particolare
importanza con questa tecnica, quando sia già stata fatta diagnosi di CDR, se
non per una prognosi sul recupero di un danno da compressione della radice
nervosa.
IL TRATTAMENTO DISCOSAN
Le molte terapie proposte finora - sia mediche, sia fisiche o manipolative - sono aspecifiche per la guarigione della Deformazione Discale Posteriore e agiscono sul sintomo e non sulla patologia. La terapia chirurgica sia chiusa che aperta - poco indicata nelle lombalgie - è comunque distruttiva o causa severe alterazioni della struttura discale con le già accennate ripercussioni biomeccaniche.
Il trattamento DISCOSAN è invece: specifico per la patologia da DDP, non è sintomatico, non è invasivo, non è "conservativo" in quanto agisce biologicamente procurando un cambiamento migliorativo al disco.
MATERIALI: un apparato erogatore della miscela Ossigeno - Ozono nella quantità e concentrazione necessaria.
METODO STANDARD: per ogni seduta di trattamento si praticano 2 iniezioni, simmetriche, nel muscolo paravertebrale all'altezza dello spazio interessato dalla DDP; il numero di sedute varia da un minimo di 8 in su ; le prime 6 - 8 si eseguono 2 volte per settimana ; poi si prosegue con una seduta per settimana; il numero massimo di sedute non è determinabile a priori ma è funzione sia della gravità sintomatologica sia della reattività individuale alla terapia; ciò è possibile per la pressoché assoluta innocuità del trattamento; nel caso in cui il paziente non sia già guarito, intorno alla ventesima seduta si può fare un intervallo di 3 o 4 settimane.
Data l’innocuità del trattamento, si può anche proseguire ininterrottamente fino alla scomparsa dei sintomi con una frequenza mono o bisettimanale.
La miscela penetra nel canale vertebrale attraverso i sepimenti intermuscolari ed i forami di coniugazione, e ciò è stato dimostrato con delle TC seriate nel tempo: ciò succede talvolta anche molto rapidamente, normalmente nell'arco di tre o quattro minuti e talvolta più lentamente.
CASISTICA
Sono stati ormai curati più di 10.000 DDP (di cui il 10% circa cervicali); vi è un uguale numero di pazienti maschili e femminili, mentre la distribuzione dell'età segue una curva gaussiana.
La guarigione clinica è avvenuta nel 90% dei casi di cui circa il 35% già operati una o più volte. Nel 75% dei casi guariti clinicamente vi è anche un riscontro nelle immagini. Le recidive sono inferiori al 2% (per recidive intendendo non solo quelle nel medesimo spazio ma anche quelle nella stessa regione anatomica della DDP trattata) in un arco di tempo di 12 anni. Sia la distribuzione delle guarigioni sia quella degli insuccessi è perfettamente casuale non essendovi alcuna concordanza tra sesso, età, lavoro, provenienza socioculturale, clinica o tipo dell'immagine TC o RM con l'unica esclusione delle DDP ormai completamente calcificate che sono state escluse (e tutt'al più assimilate al quadro di stenosi - artrosi di cui qui non si accenna).
MECCANISMI D’AZIONE
Va escluso il meccanismo diretto antiflogistico ed antalgico immediato: in quei
casi in cui avviene molto rapidamente la cessazione del dolore, comunque
momentanea, la si deve od alla cessazione dell'ischemia radicolare od a
meccanismi riflessi e quindi di tipo indiretto.
I meccanismi d'azione sono, almeno quelli noti, 6:
1) Vi è un'azione diretta sulla superficie del disco
all'interno del canale rachideo: si ipotizza un'azione biochimica su doppi
legami che costituiscono i punti di unione tra le varie catene macromolecolari
che costituiscono l’anulus; tale tessuto deformato morfologicamente è anche
destrutturato chimicamente differenziandosi da quello normalmente sano; si ha
quindi una lisi superficiale, che si ripete ad ogni somministrazione, solo del
tessuto "patologico" discale intracanalare (anche nelle "ernie
espulse"). Tale fatto è confermato da immagini TC a relativamente breve
distanza di tempo. Si suppone che tale materiale discale lisato venga
"riciclato" dall'organismo (macrofagi ecc.).
2) Il disco, già dopo 2 - 3 settimane, viene vascolarizzato: ciò riporta a
"nuova vita" il disco, che viene ossigenato e nutrito direttamente
per via ematica e non solo per perfusione. Ciò è stato dimostrato con preparati
istologici dal dott. Iliakis ad Atene.
3) Tale fatto implica anche quello che è forse il meccanismo più importante
nella guarigione biologica del disco: attraverso i vasi neoformati arriverebbero dei fibroblasti che iniziano il processo
di formazione di tessuto connettivale di riparazione. Tale meccanismo non è
ancora dimostrato ma i fatti lo fanno ritenere reale: infatti alcune immagini
TC mostrano sia la risoluzione della DDP sia la scomparsa dei vacuoli gassosi
degenerativi all'interno del disco. E ciò spiega anche perché l'effetto
terapeutico sia permanente (almeno nei primi 10 anni di esperienza). Le recidive
sono infatti di molto inferiori in frequenza della comparsa nella popolazione
"sana" dello stesso fenomeno patologico.
4) Le potenzialità della miscela gassosa nel migliorare la perfusione ematica
capillare e l'ossigenazione dei tessuti è nota da tempo. Questa sua qualità è
determinante nell'attenuare la sofferenza ischemica e l'edema radicolare.
5) Una azione provata e studiata (Bocci ed aa.) è l'immunoregolazione.
L’induzione e produzione di citochine quali interferone (IFN) alfa, beta e
gamma, fattori delle necrosi tumorale (TNF alfa), interleuchine (IL) 1, 2, 4,
6, 8, 10, granulopoietine (GM-CSF) e transforming growth factor beta (TGF
beta), che la miscela di O2 - O3 provoca a livello del sangue è verosimilmente
provocata anche a livello tissutale locale, inducendo lo stimolo alla
autoguarigione.
6) Un'altra azione fondamentale dell' O2 - O3 è la ripolarizzazione di
membrana. Il ripristino dei potenziali di membrana cellulare di qualsiasi
tessuto è condizione indispensabile per determinare la guarigione della
lesione. Questo spiega in parte le grandi capacità "energetiche"
dell' O2 - O3 in vivo.
I sopraccitati sei meccanismi sono sicuramente legati alla presenza di Ozono;
infatti in vari ripetuti trattamenti, eseguiti da medici diversi in luoghi
diversi con il solo Ossigeno (anche inconsapevolmente causa apparecchiatura
imperfetta), non si è ottenuto alcun risultato.
DISCUSSIONE
La biomeccanica dovrebbe insegnare che il tripode
vertebrale, il quale va già spontaneamente incontro a degenerazione con
l'avanzare degli anni, non deve assolutamente essere indebolito soprattutto
nella sua componente più importante: la struttura discale.
In seguito ad intervento di discectomia (micro o no, è identico dal punto di
vista biomeccanico) vi possono essere 2 casi:
1) il disco viene asportato totalmente o quasi: il disco svuotato tende a
collassarsi con sovraccarico delle faccette articolari posteriori ed induzione
del fenomeno artrosico delle stesse, reazione ossea subcondrale e
restringimento del canale vertebrale. Le due vertebre adiacenti al disco
tendono a formare un corpo unico e i vettori di forza che normalmente agiscono
su tale spazio si scaricano sui dischi adiacenti con momento doppio, con
effetto di riprodurre, prima o poi, una nuova DDP ed eventuale nuovo CDR
;
2) il disco non viene asportato completamente ed allora il materiale residuo
darà luogo, prima o poi, ad una recidiva di CDR.
Non bisogna poi trascurare la facilità di reazioni cicatriziali peridurali e le
eventuali altre complicanze possibili; secondo una ricerca condotta in USA su
più di 6.500 casi oltre i 60 anni le complicanze raggiungono il 17%.
Una situazione analoga è data dalla discectomia percutanea o dalla
chimonucleolisi che oltretutto hanno una grande limitazione di indicazioni.
I vantaggi del metodo DISCOSAN sono tanti: e quasi tutti sono la diretta
conseguenza della sua innocuità, efficacia biologica e del suo rispetto della
biomeccanica della colonna vertebrale.
Non ha praticamente controindicazioni: sono stati curati pazienti diabetici
anche gravi, nefropatici, operati per patologie cardiache ed in terapia
dicumarinica, parkinsoniani, gastropatici, esiti di IMA, ultranovantenni
ecc.
Permette inoltre di non avere limiti intrinseci al numero di sedute potendosi
così adattare alle reali necessità terapeutiche del singolo paziente.
La sua efficacia basata sul suo effetto biologico permette di non avere
limitazioni nelle sue indicazioni. Si devono indirizzare al chirurgo solo gli
insuccessi di tale metodica e le compressioni radicolari iperalgiche.
Permette di trattare anche pazienti operati più volte, quando tutte le altre
metodiche non abbiano risolto la patologia di D.D.P. e nei casi di D.D.P.
plurime.
Permette di trattare più ernie contemporaneamente.
Il meccanismo d'azione che rispetta la situazione biomeccanica particolare
vertebro - discale permette una rapida ripresa di qualsiasi attività fisica sia
sportiva che lavorativa in maniera stabile e duratura, senza l'insorgere di
ulteriori aggravamenti della patologia artrosica: ciò è molto importante nei
pazienti giovani in cui un'alterazione della struttura e quindi della funzione
discale (intervento chirurgico) causa una precoce insorgenza della
degenerazione artrosica con netta prevalenza dello spazio interessato
dall'intervento.
Non richiede assolutamente la necessità di ricovero né di complesse
attrezzature ambientali (radiologiche, anestesiologiche, per l'asepsi, ecc.) e
può quindi essere fatto in qualsiasi studio medico ed in caso di necessità persino
a domicilio del paziente.
Nessun commento:
Posta un commento