Emanuele Sbacchi - Terapia del Dolore - Ozonoterapia

ARTROSI

OSTEOARTROSI O ARTROSI




Definizione
L'osteoartrosi (OA) o artrosi è una malattia articolare cronica caratterizzata da lesioni centralmente, ove e’ il carico, degenerative e perifericamente, ove non c’e’ il carico, produttive, a carico della cartilagine delle articolazioni diartrodiali e da cambiamenti nell’osso sottostante i margini articolari.

Anatomia della cartilagine



Il condrocita avvolto da matrice pericellulare e da una capsula costituisce una unita’ detta condrone (Benninghoff, 1925). Il condrocita elabora la matrice extracellulare e sostituisce la parti danneggiate. La matrice e’ fatta da una robusta “armatura fibrosa” collagene capace di neutralizzare le forze di trazione e di taglio che vengono a determinarsi durante l’attivita’ articolare e da complessi proteoglicani- ialuronato che constano di “unita’ base” proteoglicaniche legate, tramite un “gancio molecolare”, la link protein, ad un lungo filamento di acido ialuronico. Ogni unita’ base e’ costituita da una “core protein” alla quale si legano numerosi glicosoaminoglicani (GAGs) quali il condroitin 4 e 6 solfato ed il cheratan solfato, lunghi polimeri di unita’ disaccaridiche. I GAGs sono carichi negativamente e si respingono, riempiendosi di acqua tra le maglie, rendendo la matrice resistente alle compressioni. Durante il carico i proteoglicani perdono acqua che riacquistano alla cessazione della compressione fungendo da vere “spugne molecolari”. Tutta la struttura dei proteoglicani assomiglia ad una spugna. Essa pero’ e’ scarsamente resistente alle forze tensive a cui, pero’, provvede il collagene.

Classificazione
Puo’ essere Primaria (idiopatica) diffusa o localizzata o Secondaria (a displasie e dismorfismi, traumi, sovraccarico funzionale, artriti, malattie congenite del tessuto connettivo ecc.).

Eziopatogenesi
Eziologia ignota, probabilmente multifattoriale. Fattori di rischio: età, fattori meccanici (malformazioni o malposizioni articolari, instabilità articolare da iperlassita’ legamentosa, attività professionali e sportive, traumi), sesso, ereditarietà, obesita’, endocrinopatie, infiammazione. Questi fattori possono agire sul carico a cui l’articolazione e’ sottoposta e/o direttamente sulla cartilagine.
La Patogenesi non e’ ancora chiarita, comunque, anche se e’ ancora da definire il “primum movens” dell’artrosi, e’ chiaro che alla base vi e’ una involuzione della matrice extracellulare sia della componente proteoglicanica che collagenica. Osservazioni sperimentali fanno propendere per la prevalenza del catabolismo sull’anabolismo di essa con conseguente fissurazione per deficit proteoglicanico, frantumazione delle fibre collagene detta fibrillazione (e’ come il cemento armato in cui si arrugginisce il ferro quando rimane scoperto) ed infine necrosi del condrocita. Cosa causa cio’? lo stesso condrocita?, una cellula estranea? Il sinoviocita? I microtraumi? Secondo me tutti: l’eccessivo lavoro a cui sarebbe sottoposta l’articolazione, la predisposizione, il quadro ormonale, la liberazione di citochine infiammatorie da parte della sinovia (che spesso e’ ispessita), un liquido sinoviale scarsamente lubrificante perche’ povero di acido ialuronico, porterebbe il condrocita, sofferente, a non riuscire a rimpiazzare la matrice extracellulare danneggiata. In piu’ il liquido sinoviale presenterebbe una composizione alterata per il materiale derivante dalla degenerazione cartilaginea. Iniettando la miscela Ossigeno ozono quindi potremo: neutralizzare le citochine infiammatorie, rendere il liquido sinoviale piu’ fluido, fornire ossigeno ad un condrocita sofferente che, non avendo la cartilagine i vasi, viene nutrito dall’osso subcondrale e dal liquido sinoviale.

Anatomia patologica
Possono essere colpite tutte le strutture dell'articolazione, con la cartilagine bersaglio principale. Aspetti macroscopici: perdita della levigatezza, comparsa di fissurazioni e ulcerazioni con attorno cartilagine giallastra, sfilacciata, vellutata, denudazione dell'osso subcondrale, neoproduzione cartilaginea nelle zone non sottoposte a carico (con successiva ossificazione encondrale e formazione di osteofiti).
Aspetti microscopici: necrosi dei condrociti degli strati superficiali (formazione di lacune condrocitarie); quando le lesioni interessano gli strati più profondi, i condrociti di queste aree proliferano come risposta riparativa, tendendo a raggrupparsi in profondità; l'osso subcondrale prolifera, con comparsa di vasi neoformati che irrompono nella cartilagine. L’osso subcondrale partecipa all’artrosi con 4 alterazioni: sclerosi nelle zone sottoposte a carico per aumento di spessore delle trabecole; geodi o pseudocisti per l’irruzione di liquido sinoviale; ispessimento o eburneizzazione dell’osso che funge da superficie articolare quando la cartilagine e’ scomparsa; formazione di osteofiti nelle zone non sottoposte a carico. 
Aspetti istochimici: perdita dell'intensità metacromatica e scompaginamento della trama fibrillare, aumento della produzione di proteoglicani e collagene, alterazione del rapporto condroitin-4/condroitin-6-solfato, con prevalenza del primo.
La membrana sinoviale, inizialmente edematosa e congesta e con qualche infiltrato mononucleare, può in seguito assumere l'aspetto di una vera e propria sinovite di grado modesto con ipertrofia villosa.
La capsula va incontro a ispessimento e fibrosi con conseguente limitazione funzionale e ostacolo al drenaggio venoso e linfatico. Ne deriva una anossia ed una permanenza di sostanze nocive che favoriscono il versamento

Quadro clinico
Sintomi: Il dolore e’ il sintomo principale: esso e’ dolore meccanico (risvegliato dal movimento, calmato dal riposo). Vi e’ poi rigidità mattutina di breve durata (<30 min) e la limitazione funzionale progressiva, soprattutto nelle articolazioni sottoposte a carico.
Segni obiettivi articolari: tumefazione dura per osteofiti e molle quando è presente versamento, raramente cute calda ed arrossata. Dolorabilità localizzata. Per irregolarita’ articolare si ha crepitio palpando, nel movimento, l’articolazione. Deformazione in fase tardiva.

Aspetti radiologici
Riduzione della rima articolare, sclerosi dell'osso subcondrale, pseudocisti e geodi, osteofiti, più raramente erosioni.

Aspetti bioumorali
Esami di laboratorio normali. Normali gli indici di alterazione immunitaria e di flogosi.
Liquido sinoviale "non infiammatorio" (giallastro, torbido, viscosita’ conservata, raramente piu’ di 1000 elementi per mmcubo, raramenti microcristalli nelle forme con flogosi).

Terapia generale
Riposo e terapie fisiche (ionoforesi, ultrasuoni, fangoterapia) e riabilitative.
Terapia farmacologica: 
1. farmaci ad azione sintomatica rapida (FANS, analgesici e steroidi ad azione ritardata per via intraarticolare in caso di flogosi e versamento, una volta al mese –i cortisonici sono pero’ da usare cautamente perche’ condro ed osteolesivi- ); 
2. farmaci antiartrosici sintomatici ad azione lenta (galattosaminglucuroglicano, condroitin solfato, glucosamina solfato, diacereina, S-adenil-metionina e acido ialuronico e la superossido- dismutasi o ergotina per via intraarticolare); 
3. cosiddetti "condroprotettori", 
4. La terapia chirurgica è correttiva (per le deformazioni e i disassamenti) e sostitutiva (protesi: anca e ginocchio).

OZONOTERAPIA NELL’ARTROSI
Nell’artrosi l’ozonoterapia ha una buona azione analgesica ed antiinfiammatoria. Chiaramente non e' una patologia che va a guarigione per cui il ciclo di ozonoterapia, che peraltro non preclude altre terapie, compresa la farmacologica, va ripetuto nelle fasi di acuzie ove aiuta tantissimo ad attenuare il processo patologico ed il dolore. Esso va iniettato intra- e peri-articolare, si consigliano inoltre cicli di grandi auto emotrasfusioni (GAET) finalizzate alla riduzione dello stato infiammatorio generalizzato e alla ossigenazione di tutti i tessuti.

Localizzazioni dell’artrosi

Artrosi della mano
E’ frequente, in specie alle IFD (articolazioni interfalangee distali delle mani ove si formano, dorsalmente i duri noduli di Heberden), alla TMC (articolazione trapezio-metacarpale con rizoartrosi del pollice e “mano quadrata”) e alle IFP (articolazioni interfalangee prossimali, ove, dorsalmente, si formano i molli noduli di Bouchard). L’artrosi delle mani e’ primaria, cioe’ senza causa apparente. Piu’ rara l’OA erosiva delle mani con caratteri flogistici piu’ spiccati e piu’ dolore e quando colpisce le IFP puo’ arrivare all’anchilosi. L’OA delle metacarpofalangee e’ rara e colpisce soggetti che effettuano attivita’ manuali pesanti. L'Ozono ha una discreta efficacia iniettato intra- e periarticolare

Artrosi dell’anca (Coxartrosi)
Le malformazione possono favorirla, colpisce preferenzialmente donne tra i 40 ed i 60 anni e l’anca dx. I sintomi sono il dolore all’inguine e la limitazione funzionale (rotazione interna, poi abduzione, poi adduzione e tardivamente e’ compromessa la flessione che e’ molto invalidante). Ho notato un segno sempre presente dato da dolore in un punto a meta’ della gamba, lateralmente alla tibia (Scuccimarra). DD con coxite, osteoma osteoide, Paget, Osteonecrosi, entesite del gran trocantere. Terapia: riposo, trazione forzata, FANS, decontratturanti, infiltrazioni locali, e , se dolore notturno, protesi. L'Ozono ha una discreta efficacia, purche' il processo non sia molto avanzato. L'Ozono va iniettato da 3 punti precisi posti avanti, dietro e lateralmente all'articolazione.

Artrosi del ginocchio (Gonartrosi): 
Colpisce soprattutto il sesso femminile. Il quadro clinico inizialmente e’ dominato dal dolore anteriore o anteromediale caratteristicamente di tipo meccanico (specie discendere scale, accovacciarsi, usare pedaliera auto), che si attenua col riposo. Vi e’ contrattura dolorosa postinattivita’ (gelling) al mattino e dopo essere stati seduti a lungo. Vi puo’ essere anche dolorabilita’ periarticolare e versamento. Successivamente il dolore puo’ diventare notturno ed i versamenti divenire frequenti. La presenza di cristalli di idrossiapatite denotano un liquido infiammatorio. L’impotenza funzionale viene tardivamente e non e’ mai completa: colpita e’ la flessione e l’estensione forzata che causano scrosci. Facendo scivolare sagittalmente la rotula sul femore con la pressione delle dita si possono evocare crepitii e scrosci (segno della pialla). Ai RX , per mia esperienza prevalgono le gambe a “sciabola”, varismo da assottigliamento della emirima femorotibiale mediale. Piu’ rare le gambe a “X” da valgismo per assottigliamento dell’emirima articolare esterna. Ai RX si nota pure l’osteosclerosi subcondrale, osteofitosi, geodi, appuntamento delle spine intercondiloidee. La NMR: condropatia femoro- rotulea e femoro- tibiale mediale con riduzione emirima, fissurazioni e rarefazioni cartilaginee sui condili femorali, versamenti sottoquadricipitali, sclerosi subcondrale. Terapia: riposo, terapie fisiche che sfruttano il calore, FANS, decontratturanti, infiltrazioni locali in caso di versamento (cortisonici mensilmente, orgoteina, acido ialuronico), correzione chirurgica dei disassamenti con osteotomia e, se sintomi inaccettabili, protesi. L'Ozono e' molto efficace ma va iniettato intraarticolare, medialmente e lateralmente e periarticolare.

Artrosi del piede 
E’ rara e colpisce in genere la I articolazione metatarso- falangea (MTF) e da’ dolore specie se si associa ad alluce valgo. Anche qui l'Ozono e' molto efficace.

Artrosi della caviglia
Rara. Buona efficacia dell'Ozono.

Artrosi del gomito 
Rara, legata a particolari attivita’ lavorative, spesso associata ad osteocondromatosi che causa blocchi articolari, talora osteofiti possono comprimere l’ulnare con relativa sindrome neurologica. E' poca l'efficacia dell'Ozono. Notevole efficacia di cortisonici, anestetici locali e laserterapia.

Artrosi della spalla
Rara alla art. sternoclaveare ed alla art. glenoomerale (omartrosi), piu’ frequente e’ all’art acromioclaveare ove pero’ e’ asintomatica.

Artrosi dell’articolazione temporomandibolare
Abbastanza frequente, ma raramente c’e’ dolore a meno che non si associ malocclusione.

Artrosi della colonna vertebrale
L'OA della colonna (o spondiloartrosi) è estremamente frequente come reperto radiologico. Segni radiologici si osservano già a partire dai 30 anni e dopo i 70 anni sono presenti nel 70-80% della popolazione. D'altro canto, sintomi dolorosi a carico della colonna vertebrale sono anch'essi molto frequenti, ma non sempre il dolore e’ riferibile ai segni radiologici di spondiloartrosi.
La tipica espressione dell ' OA si osserva infatti solo a carico delle articolazioni diartrodiali, che nel rachide sono le interapofisarie, le unco-vertebrali e le costovertebrali. Le intervertebrali, che fanno parte delle anfiartrosi, presentano processi degenerativi, con un quadro definito impropriamente "discartrosi o spondilodiscartrosi". Più propriamente il quadro è quello dell'osteocondrosi intervertebrale e della spondilosi deformante che sono quasi sempre associate fra loro. L' osteocondrosi intervertebrale è caratterizzata sul piano anatomico dalla disidratazione e dalla perdita di elasticità del nucleo polposo del disco e su quello radiologico da restringimento dello spazio intervertebrale associato ad aree di ipertrasparenza intervertebrale e sclerosi marginale delle vertebre. La spondilosi deformante è contrassegnata da degenerazione dell' anulus fibroso dei dischi intervertebrali e da osteofiti, talora assai vistosi, prevalenti sui margini anteriori e laterali dei corpi vertebrali. Questi osteofiti sono generalmente asintomatici, a differenza dei posteriori che comprimono le strutture nervose.
Artrosi cervicale 
Segni di A. cervicale (o cervicoartrosi) si rinvengono, come si è già ricordato, nel 70-80% delle radiografie di soggetti anziani, ma il piu’ delle volte in modo asintomatico, al massimo presentando una limitata mobilità. D'altra parte non tutti i dolori vertebrali sono riferibili ad una artrosi radiologica. I segni radiologici, oltre all'osteocondrosi con restringimento dello spazio discale che se e’ completo può dare una netta reazione sclerotica, soprattutto anteriore, sono rappresentati dalla spondilosi con osteofitosi che, se posteriori, danno segni nervosi. La cervicoartrosi può dare i seguenti quadri sindromici, che nei casi piu’ seri sono presenti insieme.
1…CERVICOARTROSI ASINTOMATICA
Data dai soli segni radiologici, ed eventualmente da una modesta e non dolorosa limitazione dei movimenti. 
2…CERVICOARTROSI ALGICA CON SOLI SEGNI RACHIDEI 
È caratterizzata da segni rachidei dati da un dolore locale, in genere episodico e di breve durata (3-4 giorni) per interessamento discosomatico e delle articolazioni unco-vertebrali, più frequentemente del tratto cervicale inferiore, oppure delle art. interapofisarie del tratto superiore. Il danno articolare irrita i nervi sinuvertebrali e quindi si ha dolore. Il dolore può anche essere continuo ma in genere viene esacerbato da alcune posizioni scorrette assunte per esempio nello scrivere a macchina o alla tastiera del computer, nel guidare l'automobile, nel leggere a letto ecc. Il dolore è modestamente irradiato fino ai trapezi e/o, meno frequentemente, al deltoide, alla regione occipitale e alla zona sovraorbitaria. Esso si associa a contrattura dolorosa muscolare che può talvolta insorgere acutamente provocando il classico torcicollo, anche questo di breve durata, in genere non più di 3 giorni. All' esame obiettivo spesso vi è solo una limitazione più o meno dolorosa dei movimenti di flessione laterale della testa, che si servono delle articolazioni unco- vertebrali. Di rado sono invece interessati i movimenti di rotazione del capo, che si servono di C1 e C2, mentre può essere limitata la rotazione del collo. Nel caso di torcicollo si può riscontrare, oltre alla tensione contratturale dei muscoli paravertebrali, anche una scoliosi antalgica.
3…CERVICOARTROSI CON SEGNI MIDOLLARI E/O RADICOLARI E/O VERTEBRO-BASILARI
L'atlante (C1) e l'epistrofeo (C2) non vengono quasi mai interessati dall'OA cervicale. In rapporto alla struttura soggetta a compressione, si possono verificare i seguenti sintomi clinici:
-sintomi radicolari
In questo caso la compressione avviene a livello del forame intervertebrale, per formazione di osteofiti o protrusione discale. Le radici fuoriescono dal forame intervertebrale. Questo è formato dall'articolazione apofisaria (posteriormente), dai peduncoli (in alto e in basso) e dall’ articolazione unco-vertebrale di Luschka (anteriormente). Quest'ultima rappresenta un sistema supplementare di connessione laterale delle vertebre (non presente in altri distretti della colonna), costituito da una sorta di uncino con cui la parte posterolaterale della vertebra si unisce alla parte inferiore della vertebra soprastante. Sono articolazioni provviste di rivestimento cartilagineo, di capsula e di tessuto sinoviale. Esse hanno stretti rapporti con i dischi intervertebrale. Ne deriva una frequente reazione artrosica, essendo i dischi cervicali spesso alterati. Gli stretti rapporti che l' articolazione unco- vertebrale contrae con il forame intervertebrale (da dove fuoriescono le radici nervose) e il forame trasversario (che contiene l' arteria vertebrale) fanno capire l' importanza di questa struttura anatomica. I sintomi radicolari sono in genere monolaterali e si irradiano nel territorio interessato dalla radice colpita, più frequentemente C5, C6 e C7. I sintomi sono rappresentati da dolore (cervicobrachialgia), che si esacerba di notte, con i colpi di tosse o gli starnuti, associato a disturbi sensitivi: parestesie, disestesie e iperestesie. L'esame obiettivo può svelare un'iporiflessia bicipitale (C5), stiloradiale (C6) e tricipitale (C?). Le radiografie dimostrano l' osteofitosi che occupa il forame intervertebrale. In assenza di osteofiti o se l' obiettività neurologica non concorda con il livello della lesione, bisogna sospettare un' ernia discale. In questo caso la TAC e/o la RMN possono risultare più decisive ai fini diagnostici.
-Sindrome di Barré-Liéou 
la cefalea cervicooccipitale e frontale, accentuata dai cambiamenti di posizione della testa, le vertigini, soprattutto con sensazione di instabilità e di tipo periferico, gli acufeni, gli scotomi, i dolori retrobulbari e l'affaticamento della vista si possono trovare anche nei casi con alterazioni cervicali minime in soggetti con disturbi di tipo ansioso-depressivo. L 'esame obiettivo infatti è molto spesso povero e inconcludente. Questi sintomi però possono talvolta tradurre una vera e propria insufficienza vertebrobasilare con positivita’ alla manovra di De Kleine che puo’ arrivare ai cosiddetti drop-attack, cioè perdita, in seguito a movimenti di iperestensione della testa, del controllo degli arti inferiori, senza perdita di coscienza. In questi casi, all ' esame obiettivo, si può ascoltare un soffio sovraclaveare che denota la stenosi dell'arteria vertebrobasilare dovuta in genere a un' ateromatosi dei tronchi sovraaortici o (molto meno frequentemente) a una osteofitosi unco-vertebrale. Le due condizioni possono anche essere associate fra loro. Dal punto di vista strumentale, l' ecoDoppler dei vasi sovraaortici è sufficientemente indicativo.
-sintomi midollari (Mielopatia cervicale)
in genere c’e’ un' associazione dei disturbi radicolari e midollari (Mieloradicolopatia da spondilosi cervicale), con pesantezza degli arti inferiori, frequente intorpidimento e riduzione della forza degli arti superiori; talvolta è avvertita una sensazione di scossa elettrica all’ iperestensione del capo. Dal punto di vista obiettivo può esserci un'iperreflessia nel territorio interessato, che può anche essere iporeflessia in caso di sindrome radicolare associata, segno di Babinski positivo e, più raramente, amiotrofia. La lesione è determinata da un restringimento del canale midollare (stenosi) dovuto a osteofitosi o a discopatia. Le immagini radiologiche tradizionali non bastano ed e’ necessaria la TC o RMN. Bisogna aggiungere che esistono soggetti che hanno un canale midollare congenitamente stretto, condizione che favorisce l'insorgenza dei disturbi anche in presenza di alterazioni non molto marcate. Al contrario, un canale midollare largo sopporta anche alterazioni di notevole entità.
Diagnosi differenziale:
-la diagnosi più frequente va posta nei confronti della sindrome fibromialgica che è molto diffusa soprattutto nelle donne. Nella sindrome fibromialgica i dolori e la dolorabilità interessano contemporaneamente molte altre zone, sono costanti, dipendono scarsamente dalle posizioni del capo e si associano spesso ad altre manifestazioni funzionali come i disturbi del sonno, il colon irritabile ecc. 
-In caso di cervicobrachialgia incompleta, che si estende solo fino alla parte superiore del braccio, può risultare difficile la diagnosi nei confronti della periartrite della spalla. In genere il movimento di abduzione passiva della spalla è dolente nella periartrite, ma non nella cervicobrachialgia; i movimenti del collo, al contrario, possono evocare i disturbi compressivi.
-La diagnosi differenziale della discopatia cervicale va posta anche nei confronti della sindrome da compressione costoclaveare e della sindrome del tunnel carpale. 
-In caso di mielopatia bisogna distinguerla dalle neoplasie cervicali compressive e dai traumi. 
-L' artrite della colonna cervicale può aversi nella spondilite anchilosante.
-Nell'artrite psoriasica e nelle artriti reattive i disturbi cervicali sono frequenti, talvolta non dovuti a vere e proprie artriti, ma a entesopatie. Anche l' entesopatia della colonna della sindrome di Forestier (o PID o DISH) può colpire la colonna cervicale a livello del ligamento longitudinale anteriore, dando modesto dolore e rigidità. Se interessa il ligamento longitudinale posteriore si possono invece avere disturbi midollari.
Prognosi
In generale non è molto cattiva. Nelle forme semplici può anche essere sufficiente il consiglio di modificare la postura per ottenere buoni risultati sul dolore. La cervicobrachialgia nella maggior parte dei casi si risolve in 6-8 settimane. Naturalmente i casi più importanti riguardano le mielopatie, che possono richiedere l'intervento chirurgico.
Terapia
I presidi terapeutici si discostano in parte da quelli abituali per l'OA. Per esempio, nell'OA della colonna di rado sono stati proposti i cosiddetti condroprotettori. Anche gli antinfiammatori non steroidei sono meno frequentemente impiegati rispetto ad altre localizzazioni poiche’ nella spondiloartrosi la preoccupazione maggiore è quella di ridurre le contratture dolorose. D'altra parte la relazione fra i disturbi e le lesioni artrosiche non sempre è effettiva. Semplici consigli sul modo di dormire e di lavorare possono essere estremamente importanti.
Fra i rimedi si consigliano i farmaci miorilassanti, le terapie fisiche decontratturanti (raggi infrarossi, correnti diadinamiche, laser), i fanghi e i bagni termali. I massaggi sono particolarmente efficaci. Nelle forme complicate da compressione radicolare bisogna far ricorso a un sostegno cervicale (collare ) che ha nello stesso tempo effetto di trazione, favorendo la decompressione della radice. L' irritazione radicolare necessita spesso di cortisonici che possono decisamente accelerarne la remissione. Raramente in questi casi si fa ricorso agli interventi chirurgici, anche in corso di discopatie.
Artrosi dorsale
L' Artrosi della colonna dorsale (dorsartrosi) è anch' essa frequente, in genere i sintomi a essa collegati sono di gran lunga meno importanti rispetto all'OA cervicale e lombare. Ciò è dovuto alla minore motilità, soprattutto nel tratto fino a D10. Il tratto D 10-D 11 è invece più mobile e si comporta in modo simile alle vertebre lombari. Le lesioni radiologiche (riduzione dell'altezza discale e cifosi dorsale) sono eminentemente anteriori e quindi paucisintomatiche: dolori raramente rilevanti per cui in caso di clinica importante e’ importante fare diagnosi differenziale con fratture vertebrali da osteoporosi, tumori polmonari, irritazioni pleuriche, metastasi ossee e, nei giovani, spondiliti e, radiologicamente, la malattia di Scheuermann o epifisite vertebrale giovanile (mancata saldatura dei piatti discali, con conseguente migrazione interna del disco), di solito asintomatica. Nelle giovani donne va fatta diagnosi differenziale con la sindrome fibromialgica . La diagnosi differenziale va frequentemenIte posta anche nei confronti della DISH, che colpisce caratteristicamente il ligamento longitudinale anteriore, soprattutto dal lato destro della colonna, con calcificazioni grossolane che devono essere distinte dall'OA, che peraltro può coesistere, e dalle spondiliti.
Prognosi buona.
Terapia
In genere le terapie fisiche, associate ai massaggi, sono sufficienti. Talvolta bisogna far ricorso ai FANS.
Artrosi lombare
L 'Artrosi della colonna lombare(lombartrosi) è la piu’ frequente causa di dolore rachideo. Infatti il rachide lombare e’ mobile e sopporta piu’ carico degli altri tratti del rachide. Il dolore lombare o lombalgia e’ la piu’ frequente causa di assenza dal lavoro. Le lombalgie sono più frequentemente dovute a discopatie (protrusioni ed ernie). In questo caso la lombalgia è per lo più acuta. La discopatia puo’ causare, nel tempo, degenerazione discale con abbassamento del disco e spondiloartrosi e talora lo scivolamento, per lo più anteriore, di una vertebra sulla sottostante (spondilolistesi), che può essere dovuta anche alla frattura dell'istmo (spondilolisi). 
L' OA interapofisaria è la causa della lombalgia cronica quando non vi sia discoartrosi. Il dolore può essere di tipo pseudoradicolare, paravertebrale ed interessare le natiche fino alla faccia posteriore della coscia. E’ tipica delle donne in menopausa tanto che taluni parlano di sindrome trofostatica della menopausa. Infatti in menopausa, con l' obesità e l’ipotonia dei muscoli addominali si ha un'iperlordosi con piu’ esteso attrito a livello delle articolazioni interapofisarie (kissing spine) ed un contatto fra le apofisi spinose (sindrome di Baastrup ), con conseguente pseudoartrosi. Cio’ ovviamente causa dolore che è chiaramente meccanico e viene favorito dalla prolungata posizione eretta o da malposizioni.
Radiologicamente la lomboartrosi si manifesta con riduzione dello spazio discale, osteofitosi, artrosi interapofisaria, scoliosi, iperlordosi, spondilolistesi, stenosi. La TC o RMN sveleranno ulteriori lesioni come ad esempio protrusioni ed ernie discali.
La Diagnosi differenziale va fatta con spondiliti, spondilodisciti, patologie viscerali addominali. Il dolore della lomboartrosi e’ meccanico.
La terapia deve mirare a ridurre l’iperlordosi con ginnastica, massaggi, correnti diadinamiche decontratturanti, calo ponderale, busti. Talora uso di FANS ed infine la chirurgia per le stenosi e le listesi e soprattutto convincere i pazienti a convivere con l’affezione se non e’ causa di inabilita’ ed evitare cio’ che la puo’ aggravare.

OZONOTERAPIA NELL’ARTROSI VERTEBRALE
Nell’artrosi vertebrale l’ozonoterapia mostra una discreta efficacia come terapia analgesica ed antiinfiammatoria. Esso va iniettato in paravertebrale a piu' livelli ed in caso di artrosi posteriore il piu’ possibile vicino alle faccette interessate. E' efficace anche l'iniezione che io chiamo "a panno" cioe' sulle spine con ago corto, lungo tutta la colonna. Nelle stenosi vertebrali non mostra azione sui sintomi

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