In Italia, la
partoanalgesia, una tecnica che allevia il dolore del parto, non è ancora
un diritto e la sua diffusione continua ad essere a macchia di leopardo, anche
a causa della carenza di anestesisti rianimatori. Inoltre, senza
riorganizzazione dei punti nascita e nuove assunzioni, il parto indolore non
può entrare nei Livelli essenziali di assistenza (Lea).
Il problema è stato sollevato oggi all’undicesimo congresso Siared
degli anestesisti rianimatori in corso di svolgimento a Riva del Garda. Durante
il convegno è emerso che, ad oggi, solo alcune Regioni hanno disposto
finanziamenti specifici e la percentuale nazionale dei parti in analgesia
è di circa il 10%. Un altro problema è quello del cosiddetto
“consenso informato”, attraverso il quale vengono spiegati i rischi e i
benefici per condividere assieme, medico anestesista e partoriente, cosa fare.
“L’informazione corretta permette alla donna di fare una scelta consapevole e
riduce i malintesi”, afferma Paolo Gregorini, Consigliere Siared Emilia Romagna
e anestesista rianimatore all’Ospedale Maggiore di Bologna.
“Se è facile spiegare che nell’1% si può avere mal di testa per
qualche giorno, più difficile risulta spiegare la possibilità di complicanze
rarissime. A questo scopo, nella nostra esperienza, la collaborazione tra
medici, medici di direzione, statistici e medici legali ha cercato di tradurre
l’informazione con termini comprensibili”, conclude.
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fonte: http://www.popsci.it/canali-medicina/dolore/il-parto-indolore-non-e-un-diritto.html
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